“Le mie opere sono un insieme di fantasia e personaggi bizzarri, che sono stanchi di camminare attraverso i loro giorni invariati, giorno dopo giorno”.

 

Il RITRATTO COME OPERA D’ARTE

Ritratti al Collodio Umido su richiesta utilizzando la ricetta originale del 1850

Un’occasione unica per vedere come operavano in studio i fotografi di fine ottocento attraverso questa antica tecnica per la quale Dennis Ziliotto è conosciuto a livello internazionale.

22 ottobre ore 10

 

DENNIS ZILIOTTO

Nasce a Noventa Vicentina (VI) nel 1970. Si appassiona fin da molto giovane alla fotografia e dopo qualche anno questa passione diventa professione. Svolge la sua attività nel suo studio “Bottega Fotografica” a Monselice, in provincia di Padova. La passione per una fotografia analogica, materica e chimica spingono rispolverare formule e vecchie alchimie per recuperare tecniche ormai dimenticate.  Sperimenta fin da subito la fotografia in tutte le sue forme, partendo dalla pellicola sino ad arrivare alle antiche tecniche quali il collodio umido e la stampa all’albumina. Predilige il ritratto ambientato, in cui la costruzione della scena e del personaggio sono l’attrattiva maggiore. Le sue opere sono un insieme di fantasia e personaggi bizzarri, in cui si possono intravedere influenze cinematografiche e pittoriche ispirate dai suoi registi (Burton, Lynch, Wenders) e pittori (Goya, Bosch, Caravaggio) preferiti. Predilige e pratica essenzialmente l’ambrotipia, – un antico metodo per la realizzazione di immagini su lastre di vetro sperimentato per la prima volta dalla seconda metà dell’800 – il lungo tempo di esposizione cristallizza ogni gestualità, coglie nei volti l’espressione e lo sguardo, li ferma nel tempo. È una scelta tecnica ma soprattutto concettuale, ogni scatto è un esemplare unico e irripetibile, tutto deve essere ai vertici della qualità ed espressività. Dopo lo scatto avviene lo sviluppo e il fissaggio senza alcun possibile ulteriore margine d’intervento. Non si tratta però di banale ammiccamento ad una estetica retrò fatta di vedo non vedo, ma di immaginazione e fantasia, una sorta di erotismo underground, concreto se pur sublimato. La sua fotografia percorre la realtà, ci parla di rapporti, amore, passioni, di vite possibili e impossibili, delle metamorfosi che ogni uomo compie attraverso una metafora visiva favolistica.

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